Negli USA lo sport non è solo sport e la scuola non è solo scuola. Lo sport è una filosofia di vita e la scuola ha il dovere di insegnartela. Siamo stati alla Mater Academy (la nostra High School), solo per un giorno, ma è bastato a chiederci se il comprensorio scolastico sia prima un centro sportivo o un luogo di divulgazione della cultura. Il punto, effettivamente, è proprio questo, il basket costituisce una cultura e per accedervi non serve alcun pass, basterebbe un po’ di conoscenza di inglese e tanta voglia di giocare e sacrificarsi per una disciplina che amiamo così tanto. Per quanto riguarda l’inglese, ci stiamo lavorando: siamo venuti fin qua grazie al supporto della scuola Inlingua e tutte le mattine, prima dell’allenamento con Shakey Rodriguez, svolgiamo una lezione con la nostra teacher Annalisa. Dato che siamo tutti ragazzi nati dopo il duemila, pochi hanno avuto la fortuna di fare un’esperienza come questa, da soli e in un posto come gli Stati Uniti. Lo shock iniziale è indubbiamente presente, però sta lasciando spazio a una consapevolezza nuova: questo viaggio ci sta plasmando. Non migliorerà solo il nostro inglese ma costituirà un bagaglio d’informazioni utili anche allo sviluppo della nostra personalità. Ovviamente assorbiremo anche le strategie di gioco americane e ci perfezioneremo come atleti. I nostri stereotipi ci portavano a pensare che gli yankee fossero imbattibili ma, nonostante la poca fiducia nei nostri mezzi, abbiamo deciso di metterci in gioco e siamo rimasti stupiti da ciò che invece possiamo fare. Ci siamo ricordati che comunque scorre in noi lo stesso sangue italico di giocatori NBA come Belinelli e Gallinari, o di gente che nel basket europeo e non solo ha fatto la storia, come Datome, Bargnani, Hackett e Melli. Con la stessa carica che s’impossessa di loro prima di una partita, abbiamo sfidato gli americani e con orgoglio abbiamo anche vinto una partita. Siamo carichi a molla e non ci ferma più nessuno!
