We will always be lions

Da quando sono tornata a casa in molti non fanno altro che chiedermi di Miami. Mi rendo sempre più conto di quanto sia stata fortunata a fare un viaggio del genere a soli diciotto anni. La nonna mi ha chiesto di descrivere con una parola la mia esperienza, avrei voluto dire che è stata una figata, ma davanti a lei non si possono usare certi termini… Mi è venuto spontaneo definirla come “i dieci giorni più belli della mia vita”. Non ho usato solo una parola, eppure non è bastato a spiegare quello che intendevo. Poco dopo infatti, mi è stato chiesto chiesto di motivare la mia risposta. Mi sono presa due secondi per riordinare i pensieri e ho iniziato a ruota a raccontare tutte le sensazioni (o almeno quelle che hanno un nome) che ho provato: ho cominciato con il dire che un viaggio così me lo ero addirittura sognato, in tempi non sospetti, e che, da quando a maggio mi hanno proposto di fare questa esperienza, Miami era diventato il mio primo pensiero la mattina e il mio ultimo desiderio la sera. In pratica non avevo detto ancora niente sul viaggio e già avevo gli occhi lucidi mentre parlavo. Le stesse emozioni incombevano minacciose durante l’andata, in aereo. Ho passato dieci ore a immaginare, a riflettere e a sognare. Mi martellava sempre e comunque in testa una domanda, che aveva già trovato risposta:

 

«Quanto lontano può portarti una passione?».

 

La nostra passione per il basket ci ha spinto fino in America. Non vedevo l’ora di arrivare e poter dire di essere dall’altra parte del mondo, ma l’oceano non dava l’impressione di stare per finire. Il mio sogno di diventare giornalista comunque, valeva tutta quell’acqua da attraversare. È difficile dire quale sia la cosa più bella che abbiamo fatto, perché, per motivi differenti, ogni momento è stato perfetto e indimenticabile. Abbiamo visitato luoghi dalla fama leggendaria, come South Beach, ci siamo immersi nella natura incontaminata delle Everglades a bordo di un airboat. Abbiamo anche tastato l’atmosfera che si respira in una struttura sportiva grande quanto il Marlins Park. Insomma, nel nostro piccolo, ci siamo goduti una bella porzione di sogno americano. Eppure, minimizzare tutto ciò che è stato, parlando solo delle meravigliose esperienze a cui abbiamo preso parte, non sarebbe giusto. La parte più divertente l’abbiamo vissuta nei piccoli momenti di ogni giorno: sul campo da basket abbiamo stretto legami che speriamo siano indissolubili, sullo scuolabus abbiamo cantato come dei pazzi, a lezione abbiamo condiviso alcuni dei nostri punti di forza e di debolezza e poi, a cena, abbiamo scoperto quanto una mandria di adolescenti riesca a ingurgitare cibi oggettivamente immangiabili, tra un’insalatina e l’altra. Non ci siamo solo raccontati alcuni sketch della nostra vita, ma ne abbiamo creati tanti di nuovi che ci ritorneranno in mente quando scenderemo sul campo, se sentiremo qualcuno parlare degli Stati Uniti, oppure quando accenderemo la tv e facendo zapping sul telecomando, ci ritroveremo a guardare una partita di baseball. Non sorprendetevi se in futuro, dal niente, ci vedrete sorridere con fare un po’ malinconico, con la mente e il cuore, saremo tornati a Miami. Se sarete fortunati forse vi lasceremo entrare nel nostro ricordo a stelle e strisce, altrimenti non torturatevi, noi ragazzi della BBall Academy sappiamo bene che non esistono parole abbastanza potenti da esprimere pienamente tutto ciò che abbiamo provato.

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