Nella nuova battaglia di Legnano le forze della squadra di Verona, sotto la benedizione del coach Dalmonte annientarono le forze dell’allenatore Ferrari. In uno scontro avvenuto su tre riprese gli scaligeri conquistarono con il sangue e il sudore i quarti di finale dei play-off, chiudendo la serie: 3 a 0. Gli artefici di questa battaglia, destinata a rimanere nella storia, si erano impegnati, tramite un giuramento e tanto allenamento a dare tutto per uscirne vincitori. Il patto, comune a tutta la squadra, li costringeva a non arrendersi mai, a contrastare l’avversario in qualsiasi circostanza, in marcia e sul campo. Il loro comandante era Luca Dalmonte, personaggio, la cui presenza rimarrà negli annali della squadra veronese come colui che si era ripromesso con un progetto biennale di portare il team di Verona ai play-off e che è riuscito nell’impresa con un anno di anticipo. Testimoni del suo capolavoro i tifosi veronesi, giunti in massa e da ogni luogo per assistere allo scontro, le cifre non sono chiare e le fonti solo frammentarie, ma si parla di un numero di 280 tifosi per le due trasferte e di un’esodo di 4000 persone accorse per la gara 3. I trasferimenti a Legnano, esaltanti e molto seguiti, avvennero comunque con una relativa calma, la tensione da play off trovava poco spazio in confronto alla grande preparazione dei guerrieri scaligeri. La strategia bellica appresa dai giganti gialloblu consentì loro di affrontare i primi scontri con la mentalità adatta, con un’intensità e una concentrazione degna dei migliori eserciti. L’imposizione della Scaligera non avvenne senza difficoltà, ma proprio per questo assunse una carica emozionale notevole sia dalla parte di Verona che dallo schieramento avversario. La squadra di Legnano, a Castellanza, non intendeva far altro che difendere i propri confini, che si aspettava di veder violati da un momento all’altro, ma si trovò in netto svantaggio da subito nei primi due scontri, per poi dare vita a delle riprese da brivido negli ultimi quarti. Nonostante questa evoluzione del conflitto, i ragazzi di Dalmonte , a sangue freddo riuscirono sempre a rimanere avanti e mettere nel bottino due vittorie. Molto diverso fu l’ultimo conflitto tra Verona e Legnano, ebbe luogo in territorio scaligero ed ebbe un decorso differente. A spingere i guerrieri della Contract fu la forza della disperazione che sa essere una motivazione molto efficace durante una battaglia di questo genere. Nell’esordio del terzo combattimento i veronesi, convinti della propria supremazia pensarono di approfittare della debolezza del nemico appiedato e credettero di poterli facilmente piegare. La strategia parve funzionare all’inizio del primo quarto, ma poi il comandante Ferrari chiamò a raccolta i suoi per ridefinire le postazioni. Tornati sul campo gli scaligeri diedero inizio ad una serie di tentativi di sfondamento, che però trovarono un muro di scudi e di lance che i lombardi avevano eretto a difesa del canestro. La loro tattica difensiva diventò come un carroccio inespugnabile per la Tezenis, che sorpresa dalla rinnovata forza avversaria perse la concentrazione necessaria per sfondare le linee difensive nemiche e andare a canestro. Lo scontro, suddiviso a sua volta in 4 momenti, vide Legnano conquistare un sudato vantaggio nel primo e nel secondo quarto della partita. A distinguersi per bravura e coraggio sul fronte veronese fu il grande guerriero Greene, che nonostante le difficoltà si scoprì condottiero e trascinò la Scaligera sempre ad un canestro dalla parità. Il primo tempo si concluse infatti 34 a 37 per Legnago. I nemici più temibili, con l’armatura biancorossa furono invece i cavalieri Mosley, Raivio e Pullazi che vendettero cara la pelle anche nel terzo e quarto quarto. Riusciva a farla franca chi per primo si fiondava sull’avversario, piombandogli addosso improvvisamente e su un fianco scompaginandone i ranghi. Nacque nuova alleanza nella difesa veronese e il coraggioso soldato Totè trovò lo spazio per infliggere dei punti pesanti. Nel resoconto della battaglia, scritto dai cronisti contemporanei è scritto che il terzo quarto si concluse con un punteggio di 51 a 56 per Legnano. Ciò che ha riscritto la storia fu però il quarto e ultimo quarto. Le ultime fatiche dei combattenti gialloblu li portarono all’ennesima schiacciante vittoria, una tripla sferrata dal valoroso Ikangi regalò un vantaggio alla Scaligera ridando speranza per la sorte della sfida; una semplice azione fu capace di riaccendere l’atmosfera. I sostenitori dello schieramento veronese crearono un boato talmente forte da confondere l’avversario e caricare i propri uomini d’arme. Ci pensò poi lo scaligero Jones, il cui contributo fu fondamentale durante tutto il conflitto, a sfoderare il suo fendente e infliggere colpi decisivi al nemico, dando finalmente ai propri commilitoni il respiro di cui avevano un disperato bisogno. Deposte le frecce e le armi per la grande distanza, negli ultimi secondi il duello si spostò nella lunetta, da dove i cavalieri gialloblu con fermezza finirono i lombardi aggiudicandosi lo scontro per 84-79 e un futuro nei quarti di finale.
La battaglia di Legnano del 1176 si risolse davvero solo nel 1183 con la pace di Costanza, mentre questo scontro con Legnano, oltre alla competitività del gioco non ha avuto niente di bellico. La nostra pace di Costanza è l’amicizia che si è creata con la tifoseria avversaria, che si è sempre complimentata con i tifosi veronesi per l’incessante canto levato al cielo per la nostra Scaligera. C’è chi i conflitti li risolve con un trattato di pace e chi invece li risolve davanti ad una birra, a prescindere dalla maglia per cui tifi.